Il mondo dei pugili, a mio dire, si divide in due categorie: quelli che esprimono il proprio potenziale fin da quando mettono piede nelle sedici corde e quelli che invece lavorano duramente, con fatica, sangue e sudore per raggiungere la vetta.
Ecco Kalambay apparteneva alla seconda tipologia, nulla da togliere al suo record dilettantistico, 90 incontri vinti su 95 disputati, ma nel professionismo, prima di arrivare alla vetta, dovette ingoiare qualche rospo di troppo. 
Un match che non gli ha dato gloria sperata, è stato quello per il titolo europeo contro l'esperto danese Ayub Kalule, nonostante gli abbia inflitto due atterramenti, Sumbu,sembrò non essere a suo agio, racimolando una sconfitta ai punti.

Ma i campioni, si forgiano dalle sconfitte e si sa, il leone può essere ferito, ma non è mai morto. 
Kalambay riprova l'europeo, questa volta a Wembley, contro l'idolo locale Herol Graham. 
Il leone che partiva sfavorito nei pronostici, firmò un vero e proprio capolavoro di intelligenza pugilistica, un jab stupendo ed un atterramento nell'ultimo round, convinsero i giudici ad assegnargli la vittoria.
Solo qualche mese più tardi dopo questa impresa, a Livorno, fece gioire un paese intero, quando distrusse letteralmente il picchiatore Iran Barkley, vincendo il titolo vacante WBA dei pesi Medi.



Sumbu fece delle sue difese del titolo uno spettacolo per tutti gli amanti della nobile arte, ma quando il 5 marzo del 1988 a Pesaro riusci a battere il fortissimo Mike McCallum, imbattuto in 32 match, che era stato capace di battere pugili del calibro di Minichillo e Donald Curry, Kalambay raggiunse l'olimpo.
Un match dominato dalla prima ripresa fino all'ultimo, lo stadio di Pesaro sembrava un terremoto. 


Purtroppo, anche le favole più belle hanno una fine.
Il regno del nostro campione si concluse nel modo più crudele: il 25 Marzo 1989, volò in america per affrontare il campione IBF Michael Nunn, quel match si concluse nel peggiore dei modi, un sinistro a freddo colpi Sumbu che lo mise fuori gioco nel primo round.

Ma si sa, non c'è sconfitta nel cuore di chi lotta, e superati i 33 anni ormai, Kalambay si lasciò andare alle spalle la triste trasferta americana e con il duro lavoro diede spettacolo nel titolo europeo in un derby con Francesco Dell'Aquila, sfiorando poi di nuovo il mondiale contro McCallum, che questa volta vinse con un verdetto abbastanza dubbio. 
Ma questa sconfitta ancora non bastò a fermare il leone, che riuscì a portarsi a casa l'europeo per la terza volta, difendendolo anche dall'assalto di pugili più giovani, come l'irlandese Steve Collins, che tra i supermedi avrebbe poi successivamente fatto sfracelli.



La carriera di Sumbu Kalambay, si è chiusa dopo l'assalto al mondiale WBO, usci infatti sconfitto contro Chris Pyatt.
Ma una volta appesi i guantoni al chiodo, il nostro Kalambay ha sentito l'esigenza di dover trasmettere ai più giovani, quello che aveva imparato in tanti anni di esperienza e da maestro si è tolto molte soddisfazioni.
Penso che sia indimenticabile quando è stato all'angolo di Paolo Vidoz, ma anche quello che è stato capace di fare con Michele Piccirillo.
Oggi Sumbu è un tecnico della nazionale italiana, molto stimato, gli atleti che ha allenato lo ricordano con passione e dedizione, perchè alla fine la naturale conclusione di una carriera è questa, da allievo si diventa maestro e da maestro si vuole insegnare quanto appreso e magari chissà un giorno un suo allievo ci farà sognare di nuovo, come ha fatto lui.


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