Muhammad Ali



Le radici per una persona, sono tutto, ovvero quella che è stata la tua famiglia, ti accompagna per tutta la vita, il bisnonno era uno schiavo, il nonno un assassino, aveva ucciso un uomo per un quarto di dollaro ed il padre un alcolizzato violento.
Eppure da queste ceneri familiari, nacque una delle favole più belle del pugilato, un uomo che oltre a combattere sul ring, ha combattuto anche per i suoi diritti e diritti di tutti gli afroamericani.

Muhammad Ali, nato Cassius Clay nacque a Louisville, nel 1942, per esattezza il 17 gennaio. 
Fu indirizzato al pugilato dal poliziotto di Louisville Joe E. Martin, che lo incontrò mentre, dodicenne, inveiva contro chi aveva rubato la sua bicicletta minacciando di malmenarlo. Il poliziotto gli consigliò di imparare prima a boxare e lo portò alla palestra Columbia, dove iniziò a mettere in mostra il suo talento.



Clay compì il il suo debutto da dilettante, nel 1954, ma fù alle olimpiadi di Roma nel 1960, dove arrivò la consacrazione nel dilettantismo, arrivando a vincere la medaglia d'oro nella categoria dei mediomassimi. 
il suo record da dilettante dice 100 vittorie e sole 5 sconfitte. 
Eppure nella sua biografia, racconterà che quella medaglia d'oro è stata gettata per protesta nel fiume dell'Ohio, come gesto plateale contro una società razzista.




Cassius Clay esordì professionista nel 1960,ad ottobre, contro Tunney Hunsaker. Da quel primo match e fino al 1963, raccolse 19 vittorie, nessuna sconfitta e ben 15 vittorie prima del limite. 
La consacrazione però arrivo nel 1964, Clay ebbe, l'opportunità di sfidare Sonny Liston.
Il nativo di Lousville era dato sfavorito da tutti, ma il match fu una vera e propria sorpresa, infatti Clay con la sua classe e i suoi movimenti, riuscirono a portare in trappola Liston che alla settima ripresa abbandonò 





Il giorno dopo il titolo, Cassius Clay si convertì all'islamismo prendendo il nome di Muhammad Ali.
Il rematch con Sonny Liston si tenne nel 1965, e fu il famoso match del pugno fantasma, Sonny cadde a terra dopo pochissimi secondi a seguito ad un colpo portato da Ali. Nel 2004 il campione tornerà su quell'incontro rilasciando queste parole: "Voglio bene a Sonny. Era un brav'uomo. E il pugno l'ha colpito. Non so bene quanto buono fosse il colpo, sebbene io abbia sentito il contatto. Se avesse voluto fingere un KO, non l'avrebbe mai fatto al primo round."

Ali difese il titolo 8 volte, ma poi la sua carriera fu bruscamente interrotta, quando rifiutò di prendere parte alla guerra in Vietnam, costandogli il ritiro della licenza, la celebre frase che disse ad un'emittente televisiva fa ancora oggi scalpore: 

"Ali, sai dov'è il Vietnam? — Sì, in TV."
"Non ho niente contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato "negro"."

Muhammed Ali tornò sul ring solamente nel 1971 ed ebbe l'opportunità per il titolo mondiale contro Joe Frazier , dove però perse ai punti, per la rivincita si dovrà aspettare il 1974 e li fu il pugile di Louisville a portarsi a casa la vittoria. 


Nel 1973 Joe Frazier aveva perso il titolo inaspettatamente per mano di un avversario allora poco noto: George Foreman. 
L'incontro fu disputato a Kingston capitale della Giamaica, dove Frazier venne letteralmente travolto dalla terrificante potenza dello sfidante, finendo sei volte al tappeto nei primi due round. Così, all'ultimo atterramento, causato da un violentissimo montante destro, l'arbitrò pose termine al combattimento decretando la vittoria di Foreman per ko tecnico.
Successivamente George Foreman affrontò Ken Norton e lo mise al tappeto in due round. Avendo battuto gli unici due pugili capaci di sconfiggere Ali. Foreman decise di voler dare una dimostrazione al mondo intero di chi era effettivamente il più forte, così nel 1974 si organizzó lo scontro tra Ali e Foreman, noto come The Rumble in the Jungle. Ali era di nuovo sfavorito dalla stampa 3 a 1.

Il 30 ottobre dello stesso anno Muhammad Ali affrontò quindi George Foreman a Kinshasa, nello Zaire. Prima del match Ali cercò di innervosire il suo avversario con del trash-talking, insultandolo pesantemente e irritandolo con i suoi comportamenti provocatori. Il pubblico manifestò il suo forte sostegno ad Ali e la sua ostilità verso Foreman; la gente gridava: "Ali boma ye" ovvero "Ali uccidilo".
Il match iniziò alle 4 di mattina: nel primo round Ali dimostrò un'inattesa aggressività e colpì ripetutamente Foreman al volto ma venne poi costretto alle corde e dovette subire i colpi dell'avversario. Foreman per i successivi round continuò a mettere sotto pressione Ali e stringerlo alle corde. Ali diversamente dalle previsioni della vigilia, non ricorse alla sua classica tattica basata sulla mobilità ma sembrò limitarsi a subire, stretto alle corde, i colpi dell'avversario. Egli, mentre era costretto a parare i continui colpi dell'avversario, peraltro non diede segni di cedimento e continuò a provocare e insultare Foreman cercando di scuotere la sua sicurezza. Gli osservatori non compresero la tattica apparentemente rinunciataria di Ali, ma con il trascorrere dei round l'azione di Foreman apparve più disordinata e il pugile diede i primi segni di stanchezza fisica. Alí ne approfittò e nel quinto round una serie velocissima al volto colpì il campione facendolo barcollare. All'ottavo round George Foreman apparve stremato e Alí poté infine prendere l'iniziativa e con una serie rapidissima di colpi culminata con un diretto destro, mise al tappeto il campione, mentre il pubblico esultava per l'esito inatteso del confronto. George Foreman non riuscì a rialzarsi in tempo e venne dichiarato sconfitto per KO all'ottava ripresa.



Ali vinse l'incontro grazie a una tattica sorprendente e del tutto inattesa chiamata rope-a-dope; persino i suoi allenatori erano stupefatti e sul momento furono increduli per l'andamento dello scontro. Dopo aver proclamato per settimane che avrebbe "ballato" sul ring e che Foreman non lo "avrebbe mai colpito", Alí invece rimase alle corde per quasi tutti gli otto round e subì quasi costantemente i colpi dell'avversario, facendo sfogare tutta la potenza di cui disponeva Foreman contro un bersaglio inaspettatamente "elastico" costituito dal corpo di Ali e le corde del ring: l'azione elastica delle corde attenuava la potenza dei colpi di Foreman. Ali riuscì infine a vincere, divenendo campione del mondo per la seconda volta.

Dopo l'incontro con Foreman, nel 1975 andò in scena il terzo incontro con Joe Frazier per stabilire chi dei due fosse il più forte, l'incontro si svolse a Manlia nelle Filippine e fu denominato Thrilla in Manlia.
Entrambi i pugili combatterono in maniera entusiasmante, i critici in seguito votarono questo match come il piu brutale mai visto, alla 15 ripresa l'allenatore di Frazier lo ritirò, visto che il pugile era messo in grande difficolta da Ali.




Tuttavia dal 1976, la velocità di Ali inizio a calare, anche a causa dell'età avanzata e quindi non risciva più a mettere Ko gli avversari.
Su 61 incontri disputati, Ali ha un record di 56-5-0. 

Nel 1984, gli fu diagnosticata la malattia di Parkinson, la sua ultima apparizione pubblica fu nel 2016 a Phoenix.


Ali ci lascio il 3 giugno del 2016, dopo aver avuto una bella vita, essere diventato un icona per tutti i ragazzini che volevano intraprendere pugilato.


Il suo motto. " Vola come una farfalla, pungi come un ape" risuona ancora in tantissime palestre. 
Una vita passata a difendere i diritti degli afroamericani e mai come in questi giorni, forse la sua figura va ricordata, perchè dietro il pugile c'era l'uomo. 
E forse è stato un degli uomini più forti di tutti i tempi.

Per Sempre Muhammad Ali 

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